CIAO RIBELLE! TRIBUTO DI RAIDO A PAOLO SIGNORELLI

 

Un Paolo Signorelli guerriero, ribelle, personalità magnetica, un Paolo Signorelli filosofo. Esattamente come l’ha descritto nel suo non previsto, ma graditissimo, intervento d’apertura Pietrangelo Buttafuoco, in un omaggio conciso e sincero allo stesso tempo: probabilmente con lo stile che lo stesso Paolo avrebbe voluto. “Filosofo” perché veramente amante della sapienza, di quella sapienza che nasce dall’azione, al punto che cercava sempre di regalarne un po’ a chiunque si trovasse davanti, oltrepassando ogni steccato ideologico. Quello stesso steccato strumento del potere a cui egli stesso giurò guerra fino all’ultimo.

 

Un Paolo Signorelli polo d’attrazione e punto di riferimento di tanti giovani, il cui primo approccio con l’”eretico” suscitava in questi un misto tra curiosità e ammirazione, o il Paolo Signorelli sempre leale con tutti, come quando si attivò per salvare dalla galera un camerata con cui non aveva più contatti riuscendo così farlo fuggire, come ricorda Sandro Forte nel suo intervento. La lealtà, con tutti, è il contrassegno dell’aristocratico, che si erge alto contro le meschinità di un sistema di sciacalli cui “annichilimento” e “viltà” sono i riferimenti: sistema a cui Paolo faceva paura perché mai vi si piegò.

 

 

Figura lungimirante, testimonia Francesco Mancinelli, nel suo intervento a seguire, sempre capace di andare oltre il meccanismo annichilente degli opposti estremismi che faceva tanto comodo al sistema per inibire ogni azione che poteva tendere a scalfirlo. La sua militanza fu una palese denuncia della scarsa utilità dell’azione politica convenzionale per sostituire così agli estemporanei fuochi di paglia azioni ben più solide e valide, come i progetti per la riappropriazione delle terre: vera sfida alla società post-industriale. È quindi inutile chiedersi perché Paolo fu così tanto perseguitato dalla “giustizia”: egli sapeva riconoscerne le gabbie e distruggerle allo stesso tempo. Era un ribelle vero – secondo Mancinelli – non un ribelle “utile” come i tanti che sono da sempre stati lasciati a piede libero.

 

 

Ma non è bastata la battaglia della magistratura a scalfirlo. Paolo si è poi trovato a combattere contro il più grande male che lo ha colpito dal di dentro nell’ultimo periodo della sua vita, ma nemmeno a quello piegò mai la testa: perché un guerriero, come lui stesso ha insegnato, rispetta sempre inesorabilmente la sua legge e trova le disgrazie che il fato gli pone innanzi come la sua ricchezza più grande. Paolo volle così portare avanti i progetti della rivista “Giustizia Giusta” e del “Laboratorio Politico Forza Uomo”, nonostante tutti e tutto.