Lettera a Massimo Fini

 

L’EGEMONIA SUL NULLA Egregio Signore, gazzettiere di livello e scrittore giustamente affermato, il 31 ottobre 2005 Le scrissi per confermarLe, malgrado tutto, “l’ adesione che in molti abbiamo dato al tuo Manifesto che continuiamo a ritenere un punto fermo per la ripartenza contro il merdaio liberal-democratico del quale è parte (come dimostrato per tabulas) il furbastro molisano del ‘che c’azzecca’”. E sì, in molti: a cominciare da Alain De Benoist e dai tanti miei amici che andarono a sottoscrivere i Suoi punti, perché il mio nome rappresentava per loro una garanzia. Ella dovrebbe ben sapere come senza la loro sottoscrizione avrebbe raggiunto forse una quindicina di adesioni. Ebbene, oggi La invito a depennare il mio nome dai sottoscrittori del Manifesto. Io già Le avevo inviato, insieme alle mie vibranti (si dice così?) proteste, una robusta documentazione sulle malefatte dell’Uomo di Montenero di Bisacce. Lei non volle ascoltarmi e rinnovò la Sua amicizia con Di Pietro e mentre ci si batteva nominalmente insieme per l’astensionismo venimmo a sapere che il Suo alter ego Cyirano-Fiorillo si era “stancato” nel fare la campagna elettorale per l’IdV. Le parole con cui Ella ha risposto ad una domanda cialtronesca fattaLe nel corso di un’intervista da un certo Cristiano Lovatelli Ravarino “come mai ospitate tra le vostre file un sospettato di stragismo come Paolo Signorelli” hanno dell’incredibile e dello stupido. Il non aver guardato al mio pedigree non era stato un problema. “Il problema di Signorelli non era che fosse entrato nel movimento, ma che cercasse di egemonizzarlo”. Ella non dice, pur sapendolo bene, che io non sono “un sospettato di stragismo” ma un egemonizzatore del nulla. Perché tale è il movimento di cui parla. Se ha avuto sussulti lo si deve ai militanti romani, alle loro iniziative ed alla loro battaglia per lo Zero/Voto; e ciò nonostante il Suo delegato fosse politicamente ed organizzativamente un povero di spirito. Ella – già rinnegatore di Ghino di Tacco – continui pure a giocare al “ribelle” ben pagato. Glielo dice un ribelle ed un eretico di razza: uno che la trasgressione l’ha sempre pagata anche (ma non soltanto, caro gazzettiere) rimanendo per un decennio sequestrato nelle democratiche galere. Ella continui pure a fare la guardia appoggiando Ninì. Io continuerò a fare il ladro. Di democrazia. Questo Le dovevo e glielo ho scritto nel mio stile rozzo di masnadiero e non di raffinato intellettuale. PS - A proposito di pedigree ho commesso l’ errore di sottovalutare la Sua ascendenza materna.

Paolo Signorelli
Roma 30 marzo 2010