Strangolamento e opere pie
L’Edtoriale
Strangolamento
e opere pie
Nell’aprile del 2010 il ministro Giulio
Tremonti, l’illuminato economista che
nella vulgata viene considerato il salvatore
della Patria, con un provvedimento passato
sotto banco ha eliminato la tariffa postale
privilegiata per i periodici mettendo molti di
questi nella condizione di non potere più uscire.
Operazione strangolamento. Operazione
che rientra nella strategia dei tagli della nuova
finanziaria all’editoria. Con la scusa di ridurre
i costi dello Stato e di eliminare le cosiddette
spese inutili il governo tende ad eliminare tutta
una serie di giornali scomodi . Naturalmente
i “piccoli”, quelli privi di risorse economiche
e fastidiosamente ancorati su posizioni antagoniste,
o comunque critici nei confronti del
sistema di potere. Non è un caso che “Giustizia
Giusta” ha dovuto contrarre del 70% la stampa
e le spedizioni del giornale rischiando a breve
la chiusura. Così come altri periodici (vedi
“Non solo chiacchiere”) impossibilitati a continuare
nella loro attività editoriale. Naturalmente
con il finanziamento pubblico si mantengono
in piedi strutture “utili” , come taluni
giornali di partito privi sinanco di una compagine
redazionale. Ma di questo nessuno parla e
perché nulla si sa e perché ai bempensanti che
popolano la Colonia Italia sta bene così. E’
giusto che si tolgano dalle palle quanti non
stanno alle regole del gioco. Strangolamento
tremontiano, appunto, che va di pari passo con
le richieste di risarcimento avanzate da noti
magistrati nei confronti di fogli garantisti come
“la Voce di Megaride” e il “Legno Storto”
rei di aver pubblicato articoli ritenuti diffamatori.
Ne sa qualcosa il nostro amico Vittorio
Zingales chiamato in causa da Luigi Palamara
e al quale Camillo D’Avigo (“L’odierno attore,
attualmente in servizio presso la II sezione
della Corte di cassazione in qualità di consigliere”!!!)
ha chiesto un rimborso di 100.000
euro. E andiamo alle Opere Pie, vale a dire a
quel guazzabuglio di enti e di attività ecclesiali
che beneficiano da sempre dei soldi dei contribuenti
italiani. Leggevo su un articolo di
Enea Baldi (Tagli all’editoria e regalie alla
Chiesa Cattolica ) che l’uomo di Sacrestia Giulio
Tremonti, che spinse negli anni ’80 come
consulente del governo Craxi a concedere alla
Chiesa il “regalino” dell’8 per mille sull’Irpef ,
fece a questa accreditare anche le donazioni
non espresse, su base percentuale. Cifre enormi
di cui godono le opere dette pie ad iniziare
dalla Cei che sarebbe interessante andare ad
indagare quanto meno per quanto riguarda le
regalie dello Stato. Fare i conti in tasca al Vaticano
è impresa improbabile, anzi impossibile.
Se tu provi ti eliminano. La storia criminale
degli ultimi decenni ce lo sta a dire. Se ti va
male finisci sotto un ponte se ti va bene in una
cappella gentilizia. E però i contributi che il
governo devolve, alla voce editoria, per “I vari
libelli,opuscoli, santini e fogli parrocchiali potrebbero
essere oggetto di una conta.
Noi “strangolati” ci chiediamo perché la
Chiesa cattolica – non eletta dal popolo e non
sottoposta alle leggi dello Stato - debba costare
ai contribuenti come il sistema politico. Un
sistema che – dio lo stramaledica! – preferisce
dare i soldi ai preti e tagliare i finanziamenti
alle voci libere.
Paolo Signorelli