Fascisteria
l'azione della "fascisteria" di Paolo Signorelli
Improvvisamente mi ritrovo dinanzi a polemiche che ritenevo essere state superate nel senso della chiarezza. Ripartiamo con il "neofascismo"? Da decenni io e i miei compagni di lotta abbiamo preso la via del superamento non delle Idee, ma della prospettazione di esse attraverso forme (estetiche) e prassi rinnovate, convinti della necessità di andare avanti ed oltre, senza la castratura del missismo o, come ci ricorda Claudio Marconi, l'azione della "fascisteria" che è servita a "marcare" il fascista così come l'antifascista voleva.
"Una rappresentazione di come certa dirigenza della cosiddetta area ha venduto, nel senso più pieno della parola, un patrimonio di Idee e di come ha usato i giovani, i giovanissimi e i meno giovani che, credendo in quelle idee, continuavano ad andare in galera e qualcuno a rimetterci la pelle; è un palude che emana..."
Ed ora rischiamo di porre termine all'avventura della Confederatio in nome di un "Linea Retta" da nessuno di noi rinnegata? Per carità di Patria! Io non sono mai andato a Predappio. Non credo che per questo io possa essere tacciato di afascismo. Sono i fatti della mia vita a parlare. Così come lo sono quelli della "vita" di tanti abituati ad esaltarsi in volkloristici pellegrinaggi.
Mi fermo. Per anni abbiamo elaborato ed operato per dare un senso ad un progetto che consentisse di uscire dalla pania delle solite espressioni illusionistiche e dalla incapacità di essere noi a divenire attori di storia. Andando all’analisi del documento in cui ci presentammo come Laboratorio Politico Culturale, dopo l’individuazione del Nemico, indicammo le vie e le mete. Abbiamo parlato di comunicazione e di estetica, di marketing politico inteso alla individuazione dei target.
Abbiamo, insomma, fornito degli indirizzi di lotta che ci consentissero di uscir fuori dal pressappochismo inutile e dannoso portato avanti dalla cosiddetta Area e dei Movimenti che l’hanno rappresentata con risultato Zero. Abbiamo scritto di Comunità di Popolo e di Confederazione delle Comunità. E delle Comunità “aperte” indicando le strutture organizzative per la riconquista del Territorio.E giungemmo a parlare del perché noi guardiamo ad una “strategia rovesciata” (o capovolta) per evitare di ripercorrere antichi errori. Nelle loro differenze riconosciute, tutti devono lavorare per e nel Laboratorio Politico-Culturale che elabora il Progetto (dobbiamo spiegare ancora che cosa s’intende per Progetto?
Che cosa vogliamo noi proporre e non sul piano delle parole ma della costruzione alternativa e propositiva del nostro Stato?) la cui realizzazione dovrà essere affidata al Movimento di Liberazione Nazionale.Non il Movimento che costruisce il Progetto, ma il Laboratorio che mette a punto il Progetto per consegnarlo, poi, al Movimento.
Si progetta anche attraverso il fare. Il fare della Confederatio consiste nello studiare e rendere operative lasciando l’iniziativa - autonoma ancorché concordata – alle realtà che si riconoscono nel patto e che attraverso i rappresentanti territoriali vivono la Comunità “aperta”. E poi ci sono i documenti che parlano nella loro chiarezza espositiva ed anche nominalistica.Non voglio insegnare nulla a nessuno e però devo ricordare alla giovane e meno giovane militanza che già con l’esperienza di “Costruiamo l’Azione” si fornì una elaborazione (vedi Comunità Organiche di Popolo) non dissimile da quella che andiamo a prospettare. Allora una feroce repressione ci mise fisicamente fuori gioco e non perché fascisti ma a causa della nostra impostazione rivoluzionaria e quindi inaccettabile perché pericolosa.
Ma le Idee non si uccidono.
Con o senza iconografie patinate. Ciò che importa è la Linea Retta.
E sopra di noi le stelle.
In alto i cuori!
Paolo Signorelli