Diritto Coloniale

 

DIRITTO COLONIALE

Ancora una volta dobbiamo intervenire per denunciare gli atteggiamenti tenuti dagli USA nei confronti della Colonia Italia che servilmente accetta il suo stato di sudditanza guardandosi bene dal difendere i suoi cittadini. Ancora una volta assistiamo all’interferenza delle autorità statunitensi in una questione di giustizia tutta.interna alla nostra giurisdizione. 

L’intervento di Hillary Clinton, amplificato dalla stampa internazionale, la dice lunga sulla considerazione che gli USA hanno dell’Italia anche sotto il profilo giudiziario. La difesa di Amanda Knox (e non del suo giovane “complice” italiano) costituisce un’espressione rituale della diplomazia americana che pretende che quando un suo cittadino è accusato di un reato all’estero non conta che sia colpevole o innocente. Conta il suo passaporto. 

Certamente il sistema giudiziario italiana con le sue lungaggini e le sue anomalie, a noi ben note, fornisce al Dipartimento di Stato ed  ai commentatori statunitensi un’arma in più per sostenere le loro tesi prevaricatrici. Sia chiaro che noi non entriamo nel merito delle indagini e della condanna: il nostro garantismo ci obbliga a difendere chiunque sia oggetto di una giustizia-ingiusta ed a considerare ogni cittadino innocente sino a quando non ne sia stata dimostrata inconfutabilmente la sua colpevolezza.. 

 Tutto scontato. Ancora una volta le norme del diritto “coloniale” - imposte dal padrone statunitense ed accettate supinamente sin dal 1945 dall’Italia “liberata” – hanno ribadito il divieto di condannare i militari americani che hanno compiuto azioni di killeraggio nei confronti di cittadini italiani o i civili che si presume abbiano compiuto reati sul nostro territorio.

I top-gun responsabili della strage del Cermis sono stati assolti. La Suprema Corte ha stabilito che l’arrogante Mario Lozano (l’assassino di Calipari) non può essere processato in Italia per “assenza di giurisdizione”. I giudici della  Corte di Cassazione hanno confermato il verdetto di non luogo a procedere emesso dalla Corte di Appello di Roma nell'ottobre scorso: il G-I  americano doveva essere sottoposto solo alla giurisdizione americana.

 

E’risibile, al limite del grottesco, che i politici italiani – a cominciare dal lezioso e supponente ministro Frattini - che hanno da decenni abdicato alla sovranità nazionale fingano di indignarsi. 

Non lo hanno fatto e non lo fanno per Carlo Parlanti, il quarantacinquenne analista di Montecatini Terme sequestrato dal 3 giugno 2005 nel lager californiano di Havenal e dopo essere stato arrestato in Germania ed estradato in aperta violazione del Diritto europeo. Carlo è stato condannato a nove anni  con l’accusa di aver usato violenza domestica nei confronti della sua convivente americana e resta ostaggio - nonostante vi siano prove schiaccianti che lo assolvono -  delle guardie statunitensi che vogliono in tal modo coprire gli errori procedurali e tecnici da loro commessi. 

Con buona pace di quanti continuano a ritenere che l’Italia, anche giuridicamente, non sia una colonia statunitense.

Da anni ci battiamo insieme con Katia Anedda e con gli amici che hanno fatto fronte intorno all’Associazione “Prigionieri del Silenzio”per ottenere giustizia per Carlo Parlanti. Se il governo e la magistratura non interverranno per pretendere la liberazione del nostro concittadino passeremo dalla denuncia giornalistica a quella penale nei loro confronti. Per noi è un impegno d’onore.

 

Paolo Signorelli

                                                Giustizia Giusta

Roma 7 dicembre 2009